“Taccone è stato un orgoglio della nostra terra, ha segnato una delle pagine più belle dell’Abruzzo, sportivo ma non solo. La Regione sta facendo di tutto per commemorare la memoria di quelli che sono autentici simboli per le nuove generazioni. Il messaggio che vogliamo lanciare è quello per il quale attraverso l’impegno, il sacrificio e l’abnegazione si arrivi in alto”.
Così l’assessore regionale allo sport, Guido Liris, partecipando stamattina all’Aquila, nella sede della Giunta di Palazzo Silone, alla presentazione del libro “Vito Taccone. Il camoscio d’Abruzzo”, scritto da Federico Falcone. Un “poema ciclistico e una ricostruzione storica, un romanzo d’avventura e un saggio d’autore”, come l’ha definito Marco Pastonesi, a lungo editorialista della Gazzetta dello Sport.
L’assessore ha ricordato lo stanziamento nel bilancio regionale di 15mila euro per il restauro della statua in memoria del campione di ciclismo, rubata nel 2014 sul valico del Monte Salviano e recuperata dopo pochi giorni seriamente danneggiata.
“Ricordo nitidamente”, ha aggiunto Liris, “quando, nel 2005, la mattina in cui scadevano i termini per la presentazione delle liste per le elezioni regionali, con la mia vettura di allora davvero poco presentabile, da giovane militante che faceva ‘gavetta’ politica, andai a prendere Vito Taccone alla Fontana luminosa per correre insieme a consegnare tutta la documentazione”.
A portare i propri saluti alla presentazione del libro, Enzo Imbastaro, presidente del Coni Abruzzo, Mauro Marrone, presidente Federciclismo Abruzzo, Domenico Scognamiglio, referente per l’Abruzzo di Sport e salute, Stefano Pallotta, presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, oltre all’editore, Gianluca Salustri, e al figlio, Cristiano Taccone.
“Ho vissuto l’epopea di Taccone giovane campione, un periodo che ci ha reso orgogliosi di essere abruzzesi perché era praticamente tutti i giorni al Processo alla Tappa con una grande firma del giornalismo italiano come Sergio Zavoli”, ha ricordato Imbastaro. “È stato un atleta vivace e precursore come personaggio sportivo ma anche di spettacolo, ha permesso di creare grande seguito al ciclismo”.
“Il ciclismo è vero che è uno sport, è sociale, ma è anche vero che è storia”, ha aggiunto Marrone, “è da sempre legato alla storia del nostro paese. Ricordo la tappa del Giro d’Italia del 2005 Celano-L’Aquila, che è stata una sua ‘creatura’, fu un successo sotto tutti i punti di vista. Taccone è stato anche un grande organizzatore di importanti manifestazioni e un precursore del marketing, perché se Zavoli ha avuto successo con il suo ‘Processo alla tappa’ è anche perché ci sono stati personaggi come lui che andavano lì a fare spettacolo”.
Scognamiglio ha ricordato come Taccone abbia combattuto il doping. “Sono campano, di Napoli, e ricordo bene Vito Taccone sin da ragazzo”, ha aggiunto. “Guardavamo sempre i famosi campioni del nord quindi per noi, meridionali e regione limitrofa, il fatto che un meridionale come noi stesse ai vertici lo consideravamo un grande onore”.
“Credo che nell’immaginario collettivo Taccone abbia rappresentato qualcosa di ineguagliabile”, ha detto Pallotta, facendo osservare come il libro “è una pietra miliare del giornalismo abruzzese, perché credo ci siano ben pochi altri esempi di colleghi giornalisti che si siano cimentati con le biografie, che è il settore più difficile della ricostruzione storica”.
“Questo libro parla di ognuno di noi e non di Taccone”, ha detto infine il figlio Cristiano, “è un libro che rappresenta gli abruzzesi e che ognuno dovrebbe avere a casa e dovrebbe far leggere ai propri figli”.
FONTE E FOTO: Staff Guido Quintino Liris.