Il sassofonista jazz Marco Guidolotti con il suo quartetto in “Gershwin Suite”, concerto per la Barattelli a L’Aquila il 3 aprile.
L’AQUILA. Un omaggio alla musica coinvolgente di George Gershwin, considerato il padre del musical americano, della musica di estrazione popolare e del jazz all’interno delle grandi sale da concerto, è in programma domenica 3 aprile all’Auditorium del Parco alle ore 18. Protagonista è il sassofonista jazz Marco Guidolotti che, con il suo quartetto formato insieme a Felice Tazzini al pianoforte, Francesco Pierotti al contrabbasso e Valerio Vantaggio alla batteria, presenta al pubblico della Società Aquilana dei Concerti “B. Barattelli” la sua “Gershwin Suite”.
Gli elementi musicali e le melodie del grande compositore americano costituiscono il materiale sul quale il quartetto crea un percorso, accompagnato dalla voce recitante di Gino Saladini, criminologo, scrittore di thriller di successo e sceneggiature, spesso ospite in trasmissioni Rai, Sky e Mediaset.
Marco Guidolotti è uno dei più noti sassofonisti del panorama musicale italiano. Inizia lo studio del sassofono a soli sei anni, si diploma in clarinetto presso il Conservatorio di Musica “A. Casella” dell’Aquila e poi in musica jazz presso il Conservatorio di Santa Cecilia in Roma. Vanta collaborazioni con artisti come Ennio Morricone, Woody Allen, Andrea Bocelli, David Foster, Luis Bacalov, solo per citarne alcuni. Collabora stabilmente con la RAI e Mediaset, ed ha registrato più di 90 colonne sonore come solista per il cinema e la televisione italiana. Ha partecipato come sideman in alcuni importanti dischi con Fabrizio Bosso, Stefano di Battista, Paolo Damiani, Alex Britti, Fiorella Mannoia ed ha suonato nei più importanti festival jazz del mondo. Nel 2018 è stato nominato “Primo Sax Baritonista” italiano dalla rivista Jazzit. È docente presso il Conservatorio “Respighi” di Latina.
Così Marco Guidolotti presenta la sua Gershwin Suite: “Una storia vera, quella di un artista che ha cambiato le sorti della musica mondiale, un ponte di connessione tra la musica accademica ed il jazz. È il musicista forse più rappresentativo del Novecento… George Gershwin, il sublime compositore celebre anche per i suoi complessi di inferiorità. Lui che utilizzava musiche plebee come il jazz o la canzone, percepite come un incolmabile gap con la tradizione europea, in una sorta di continua rincorsa all’accettazione della sua arte da parte dei veri compositori. Adorando Maurice Ravel con tutta l’anima, si narra che un giorno andò dal Maestro per chiedere lezioni ma si sentì rispondere: – Perché vuol diventare un mediocre Ravel, quando è già un ottimo Gershwin?”