E’ stata finalmente resa pubblica l’opera di pittura realizzata sul muro dell’anfiteatro romano di San Benedetto dei Marsi. Il sindaco, Quirino D’Orazio, con un bellissimo post su Facebook ha spiegato quanto realizzato. Ecco le sue parole:
“Era da tanto che sognavamo di riqualificare la zona dove sorge uno dei più grandi Anfiteatri d’Abruzzo, se non del centro Italia. Proprio di fronte questa possente opera architettonica di epoca romana, si trova la parete di recinzione dell’impianto sportivo “M. Profeta”, che necessitava di un intervento di riqualificazione urbana. Reperite le risorse necessarie, abbiamo voluto fortemente rappresentare su queste lunghe mura prospicienti il sito archeologico delle immagini rievocative di quelle scene e di quegli spettacoli gladiatori, che si svolgevano due millenni addietro nella nostra Marruvium, calandole nell’arte contemporanea. Dopo aver contattato il bravissimo direttore artistico, Antonio Palumbo ed i talentuosi artisti ideatori: Luca Zamoc e Giovanni Anastasia, che hanno immediatamente raccolto le nostre idee, sapendole trasfondere in questa splendida opera artistica, oggi possiamo ammirare un vero capolavoro di immagini fortemente rievocative e che lanciano un forte messaggio. Ecco la spiegazione dell’opera: dobbiamo subito dire che le immagini descrivono molto di più di quello che rappresentano. L’opera va vista con duplice lente: nel suo complesso e nelle singole scene. Andando con ordine, possiamo osservare che ai margini destro e sinistro dell’opera, si scorgono le mura fortificate della Città di Marruvium, che lambiscono le acque dell’antico lago Fucino, sulle cui spiagge sono visibili due imbarcazioni di pescatori.
Dai monti dell’Appennino, discendono da un lato un branco di lupi, mentre dal versante opposto un branco di orsi, che rappresentano gli animali più rappresentativi del nostro Territorio Marsicano e del Parco Nazionale D’Abruzzo-Lazio-Molise.
I branchi di lupi e di orsi marsicani, sono rappresentati come in una sorta di fotogrammi separati da colonne classiche, formando quasi una pellicola di un film che scorre, fornendo agli occhi dell’osservatore la sensazione, che gli animali stessero in movimento per incontrarsi e combattere al centro dell’arena.
Con sguardi famelici e rabbiosi, le belve mentre si avvicinano, mediante un processo di trasformazione, si umanizzano in veri e propri gladiatori armati di lance, spade, scudi, elmi e corazze, pronti a sfidarsi. Sembra quasi di sentire risuonare il metallo delle loro spade, di sentire i colpi scagliati sugli scudi insieme alle loro grida. Ed è così che colpo su colpo, si arriva al finale, rappresentato giustamente al centro della scena. I gladiatori, dopo il combattimento, finalmente dismettono le corazze, depongono le armi e si trasformano in danzatori, facendo tornare a far fiorire l’arte e la cultura in un tempo di prosperità e di Pace. Una magia pura, che abbraccia la nostra gloriosa storia bimillenaria e che si catapulta a passo con difficili tempi dello scenario internazionale”.