sabato, 23 Novembre 2024

Nella rubrica “Dialoghi”: crisi e prospettive del movimento antimafia

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Nella rubrica “Dialoghi” crisi e prospettive del movimento antimafia

 

Nel 120esimo incontro della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro” Michele Fina ha presentato con l’autore il libro di Franco La Torre “L’antimafia tradita. Riti e maschere di una rivoluzione mancata” (Zolfo Editore).

 

Fina ha detto che si tratta di un lavoro che “fa un lungo percorso, da parte del figlio di Pio La Torre, uno dei padri della nostra Repubblica. Partì dal niente e dal cuore della Sicilia profonda arrivò al cuore delle istituzioni scrivendo leggi fondamentali come la normativa antimafia, che diede al nostro Paese una capacità che è servita anche in seguito per il contrasto del terrorismo. C’è stata una fase eroica del movimento antimafia, viene da chiedersi se non ci sia nel ritorno della mafia a modalità criminose meno eclatanti una delle ragioni dell’affievolimento del vigore del movimento. La mafia trova spazio anche nelle crisi delle democrazie. Il vero messaggio che emerge da questo libro è che è questo il tempo, visto il momento di crisi che dà nuove opportunità alla criminalità organizzata, di una nuova militanza antimafia”.

 

Per La Torre “l’Italia è il Paese dell’antimafia, sebbene fino ad alcuni anni fa fosse considerato il Paese della mafia. Il 1982 è stato l’anno spartiacque, il 13 settembre il Parlamento approvò la normativa fondamentale, la Rognoni – La Torre, che conteneva tra l’altro l’introduzione dell’associazione a delinquere di stampo mafioso e il sequestro dei beni. Nei 40 anni che sono seguiti grazie alla coscienza collettiva che già maturava l’Italia è diventata il Paese dell’antimafia civile, ma in questi ultimi anni abbiamo segnato il passo quando invece il nostro patrimonio va valorizzato e persino esportato”.

 

L’autore ha spiegato: “La mafia nella percezione comune spesso è abbinata ai fatti di sangue, però come diceva mio padre ha la finalità dell’illecito arricchimento, non di uccidere, lo fa se è costretta. Nella storia dello Stato unitario la mafia ha ucciso per un periodo di tempo relativamente limitato. La mafia ha bisogno di disinteresse e di omertà. La normativa del 1982 descrive il reato in maniera esaustiva, chiama in causa gli appalti e le concessioni, il patrimonio pubblico. Anche oggi il sistema di potere mafioso opera in questo senso, dove ci sono opportunità la mafia tenta di entrare, come nel caso del superbonus. Ovviamente come ha scritto mio padre l’interesse è anche della politica e dell’imprenditoria. C’è una crisi del movimento antimafia come c’è una crisi più generale di coscienza democratica, senza nulla togliere alle manifestazioni per l’ambiente, che si nota nello stato di salute delle organizzazioni di massa, esclusi forse i sindacati. Le due questioni sono collegate: la lotta per la mafia è parte della battaglia per la democrazia, la lista dei diritti fondamentali violati dal sistema di potere mafioso è molto lunga. Il contrasto alla mafia viene dalla società, ce ne dobbiamo fare carico. La mafia rappresenta interessi arcaici e feudali che non sono completamente tramontati”.

 

Nel libro è raccontata anche l’esperienza di Franco La Torre nell’associazione Libera: “Nonostante l’espulsione Libera per me è un passaggio fondamentale anche dal punto di vista personale, un’esperienza di formazione e di vita. Non conosco i motivi reali per cui don Luigi Ciotti ha ritenuto che il nostro rapporto di fiducia si dovesse interrompere in quel modo”. Importante anche la sua esperienza nel settore della cooperazione, nel dialogo ha fatto alcune considerazioni esprimendo preoccupazione: “Nel conflitto tra Israele e Palestina siamo tornati indietro, ci sono criticità gravi che riguardano i flussi migratori, la questione ambientale, i traffici di esseri umani, di stupefacenti, di armi. Il Mediterraneo è un mare in tempesta, l’Africa è il continente più infestato di guerre perché è il più ricco di risorse. La cooperazione resta l’unico strumento per tenere lontani i conflitti”.

 

Dalla centesima puntata la rubrica si presenta in veste rinnovata, avvalendosi della collaborazione di Michele Fina con l’attore Lino Guanciale, con Giovanna Di Lello (direttrice del John Fante Festival “Il dio di mio padre”) e con Massimo Nunzi (compositore e direttore d’orchestra, trombettista e divulgatore).

 

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