domenica, 24 Novembre 2024

Alimentazione intuitiva e stile di vita: come prenderci cura di corpo e anima

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Oggi abbiamo scambiato qualche parola con la dietista nutrizionista Arianna Masciotta che ci racconterà di quanti stereotipi ci sono sulle diete e di come possiamo, invece, imparare ad ascoltare il nostro corpo ed adottare lo stile di vita migliore per noi.

Quanti falsi miti aleggiano attorno al concetto di “dieta”? la parola evoca in molti di noi l’idea della rinuncia, del sacrificio, allo scopo di ottenere un corpo più conforme agli standard di bellezza o maggior salute. Facciamo chiarezza su questa parola con l’aiuto della dottoressa Arianna Masciotta, dietista nutrizionista laureata in Scienze dell’Alimentazione e Salute. Parleremo di alimentazione intuitiva, un nuovo approccio al cibo ed alla cura di sé stessi, e di quanto sia importante rivolgersi ad un professionista della salute piuttosto che improvvisare con diete fai da te o trovate a caso su internet. Rivolgersi ad un esperto è fondamentale, perché non esiste il rimedio unico che vada bene per tutti: ogni persona ha degli specifici bisogni, gusti ed obiettivi.

Dottoressa, come possiamo definire la parola “dieta”? Qual è il corretto significato?

La parola dieta deriva dal greco δίαιτα e vuol dire “stile di vita”, quindi qualcosa molto più vicino all’ascolto del corpo, all’armonia e l’equilibrio. Purtroppo però con gli anni questa parola ha assunto un significato diverso: infatti, se chiedessimo alla maggior parte delle persone cosa vuol dire per loro “dieta” risponderebbero parole come: restrizione, schema rigido da seguire, calorie, stress, frustrazione, ansia e così via. Si parla quindi di “cultura della dieta” ovvero tutte quelle false credenze, miti, convinzioni errate che si hanno sull’alimentazione, sul rapporto con il cibo e la relazione con il peso.

Parliamo dello stile di vita in relazione alla dieta, cosa riguarda?

Lo stile di vita non riguarda solo l’alimentazione ma anche il livello di attività fisica, le abitudini, i nostri hobby, la qualità del sonno, i pensieri, le emozioni e le nostre relazioni. Spesso tendiamo a vedere tutto in maniera separata (siamo abituati ad una visione dicotomica, “o tutto bianco o tutto nero”): ma pensare che la dieta si faccia solo per dimagrire è ovviamente una falsa credenza legata alla cultura della dieta, perché si tende a collegare dieta e peso insieme, mentre ci sono tantissime altre variabili da tenere in conto (quelle citate sopra). Oppure si tende a fare l’errore di classificare gli alimenti in cibi sani e malsani o buoni e cattivi: in realtà non bisogna vedere l’alimento in sé, ma l’insieme di tutta la nostra alimentazione nei giorni ed è per questo che dico sempre che “la dieta non vieta” in quanto non abbiamo bisogno di privarci di qualcosa che ci piace tanto solo perché è un cibo etichettato come “malsano” o “che fa ingrassare”. Equilibrio non vuol dire mangiare solo cose “sane” ma mangiare anche ciò che amiamo. Quando parlo di equilibrio mi piace pensare a quelle meravigliose immagini di sassi che restano in piedi attraverso posizioni particolari, anche se sono tutti diversi tra loro. Immaginiamo ogni sasso come cibo, questi possono rimanere in equilibrio e creare un’armonia pur essendo diversissimi fra loro.

Si sente sempre parlare di diete specifiche che escludono dalla nostra tavola alcuni alimenti in favore di altri. Cosa ne pensi?

Di diete ormai ne esistono davvero tante, e ne inventano di nuove ogni mese e ogni anno.  Abbiamo la dieta dei gruppi sanguigni, la paleodieta, quella delle tisane, dell’influencer… Senza approfondire troppo, ricordo soltanto che bisogna tenere conto del fatto che le diete finalizzate al facile dimagrimento portano tanto stress e frustrazione da parte del soggetto che le segue, ed è stato constatato che almeno il 95% di certe diete non funziona. A volte sono addirittura nate solo per promuovere prodotti dimagranti, fare pubblicità e business. Secondo me l’unica cosa di cui abbiamo davvero bisogno è riconnetterci al corpo, ovvero la cosa più naturale che si possa fare…

A questo proposito, sui tuoi social ho scoperto l’alimentazione intuitiva, cos’è tecnicamente? E come ti sei appassionata a questo argomento?

Ho conosciuto l’alimentazione intuitiva subito dopo la mia laurea in Scienze dell’Alimentazione e Salute. Durante questi studi mi sentivo piuttosto confusa, mi chiedevo spesso se avessi voluto davvero “fare diete” (nel senso generale del termine, ndr) ai miei pazienti, ma c’era qualcosa che non mi apparteneva. Mi chiedevo “ma perché dovrei dire ad una persona cosa e quanto mangiare?” e ho messo tutto in discussione, tutto ciò che sapevo fino a quel momento. Dopo la laurea finalmente è arrivata la risposta e ho sentito parlare di alimentazione intuitiva e ho capito che era ciò che avevo sempre cercato. L’alimentazione intuitiva è un vero e proprio percorso che consente di riconnettersi al corpo e alla nostra saggezza interiore che tutti noi abbiamo ma che con il tempo purtroppo perdiamo, per via delle nostre abitudini e false convinzioni. E’ un percorso che lavora a più livelli per migliorare il rapporto con il cibo e il proprio corpo, e prendere consapevolezza dei nostri bisogni fisici (fame e sazietà) ed emotivi. E’ un approccio di tipo non prescrittivo, ovvero senza alcuna dieta da seguire ma attraverso degli esercizi pratici e domande riflessive al quale rispondere.

E’ un lavoro in cui la passione è fondamentale. Cosa ami di più della tua professione?

Amo molto ascoltare gli altri, e mi piace il rapporto dietista-paziente che si viene a creare. E’ importantissimo perché diventa un imparare reciproco, grazie a questa interazione riesco a capire dove e come posso migliorare. Allo stesso tempo le persone che seguo possono aprire la mente e lasciar andare il pregiudizio verso gli altri. E’ un’evoluzione reciproca tra me e chi seguo, io sono solo una guida che porta chi mi sta di fronte ad ascoltarsi e acquisire nuove consapevolezze che prima non aveva. Questa trasmissione di nuove conoscenze, consapevolezze, emozioni, ricordi è speciale e rimane nell’archivio della memoria e soprattutto del cuore. L’empatia è fondamentale ed è una qualità che tutti dovremmo coltivare per guardare da un punto di vista diverso da quello a cui siamo abituati.

Ci sono persone che vivono in maniera complessa il rapporto con il loro corpo, soprattutto in relazione al peso. Si sente spesso parlare di “body shaming”, e sembra non risparmiare nessuno. A questo proposito, trovo che la società si accanisca molto nei confronti delle persone grasse e tenda a colpevolizzare chi prende peso (ovviamente, dipende molto dal contesto in cui si cresce…)

Vorrei tranquillizzarle dicendo loro che purtroppo viviamo in una società grassofobica, che non vuol dire solo “paura del grasso”, ma c’è molto di più. Fanno parte della grassofobia tutti i pregiudizi che abbiamo nei confronti di persone grasse: pensiamo che dovrebbero cambiare, dimagrire e prendersi cura di se stesse, o che non siano in salute e che siano pigre. Tantissime convinzioni che ci portiamo dietro da sempre e che purtroppo osserviamo anche in ambito medico. Tutti dovremmo combattere la grassofobia iniziando dalle piccole cose, per esempio evitando complimenti ad una persona che è dimagrita (non sappiamo qual è il motivo della perdita di peso e se questa persona ne soffre), oppure evitare di dire ad una persona che dovrebbe dimagrire o partecipare alla “fat talk”, ovvero tutti quei commenti discriminanti e giudicanti di parti del corpo di cui spesso ci si ritrova a parlare.
Facciamo tutto questo perché non accettiamo il grasso e per la forte paura di ingrassare che c’è dietro. Combattendo la cultura della dieta combattiamo anche la grassofobia o viceversa, sono due facce della stessa medaglia.

Nonostante tutto, le persone continuano ad essere giudicate per il loro corpo. Tante di queste, che ricevono critiche e commenti, ne soffrono profondamente.

In primis, giudicare vuol dire puntare il dito verso qualcun altro ma allo stesso tempo puntare tre dita verso se stessi. In secondo luogo dobbiamo capire che non siamo i nostri pensieri, ciò che pensiamo di qualcun altro è dato da false convinzioni che la società, la famiglia, situazioni che abbiamo vissuto nella vita ci hanno portato a credere. E’ inutile, inoltre, cercare di ambire ad un corpo che non ci appartiene proprio perché siamo tutti diversi, ogni corpo è diverso e dobbiamo accettarlo e rispettarlo.
Se siamo soliti giudicare noi stessi e gli altri non dobbiamo neanche farcene una colpa perché siamo tutti intrappolati in questa società con le sue convenzioni tossiche, ma già essere consapevoli è una grandissima cosa e possiamo partire da lì e dall’informazione su questi argomenti per aprire la nostra mente.

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