lunedì, 25 Novembre 2024

Il più grande Triceratopo morì per una ferita infetta. Lo studio della “d’Annunzio”

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I ricercatori del Museo universitario di Chieti e del Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, sono gli autori di un importante studio che, con metodi innovativi, ha portato a ricostruire gli ultimi giorni di vita e la causa della morte di un grosso dinosauro erbivoro vissuto circa 70 milioni di anni fa. Lo studio scientifico, pubblicato su una rivista del Gruppo “Nature” (Scientific Reports), è stato presentato ieri pomeriggio alla stampa ed alla comunità scientifica mondiale dalla “National Geographic Society”. Le ossa del dinosauro, soprannominato “Big John” per le sue enormi dimensioni, furono ritrovate nel maggio 2014 nella formazione Hell Creek del Cretaceo superiore, in South Dakota, USA; lo scavo e il recupero richiesero più di un anno di lavoro e le migliaia di frammenti ossei recuperati sono state inviate ad uno dei più affidabili laboratori di restauro paleontologico al mondo: quelli della Zoic di Trieste, diretta dal Dottor Flavio Bacchia. “Big John”, il triceratopo più grande mai scoperto finora, è risultato completo al 60% e il suo cranio addirittura al 75%. Ruggero D’Anastasio e gli altri scienziati del Museo universitario di Chieti, guidati dal Prof. Luigi Capasso, hanno analizzato e studiato le ossa fossili di “Big John” ed hanno scoperto una grave lesione traumatica al cranio, prodotta dall’impatto con un corpo duro che corrisponde, per forma e dimensioni, al corno centrale di un altro esemplare di triceratopo. Tutte le evidenze, incluse le modalità con le quali il colpo fu inferto, hanno portato a concludere che il trauma si era verificato durante il combattimento con un altro triceratopo, probabilmente uno scontro per motivi sessuali. Purtroppo la ferita si infettò, come è stato dimostrato mediante l’esame istologico dell’osso circostante. E l’infezione portò a morte il più grande triceratopo nel giro di poche settimane. E’ stato possibile ricostruire in dettaglio anche i processi infiammatori ossei, grazie a nuove tecniche di indagine che hanno permesso di ricostruire la trama dei vasi sanguigni della zona traumatizzata e di osservare al microscopio elettronico addirittura le cellule infiammatorie attorno alla ferita.

<E’una sorta di analisi autoptica di un grosso dinosauro erbivoro – dice il professor Luigi Capasso, Direttore del Museo Universitario di Chieti – che mette in evidenza come il nostro gruppo di lavoro del Museo di Chieti possieda competenze trasversali, strumenti avanzati e contatti internazionali bene articolati, tanto da arrivare a risultati insperabili soltanto pochi anni fa. Va infine aggiunto – prosegue il professor Capasso – che l’ormai celebre “Big John” ha preso il volo: il suo scheletro è stato acquistato da un anonimo collezionista privato durante un’asta tenutasi a Parigi nei mesi scorsi, per la stratosferica cifra di quasi 6 milioni di Euro! Ed anche questo è un record mondiale>.

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