sabato, 2 Novembre 2024

La Pasqua a Gissi: Don Gianluca ci racconta come verrà celebrata

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Dopo due anni di pandemia è bello tornare a respirare un po’ di normalità: ritornano le celebrazioni religiose, ritorna la possibilità di festeggiare insieme, anche se ovviamente ci sono ancora le norme da rispettare per la prevenzione del Covid19.

Ecco come Gissi, provincia di Chieti, si prepara a festeggiare la Pasqua: ce ne parla Don Gianluca:

“La processione della domenica delle Palme ha aperto la grande solennità della Settimana Santa. La novità di quest’anno è che si riportano tutti i riti nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta dopo quasi vent’anni. Giovedì Santo, alle 18.30, ci sarà la Santa Messa in Coena Domini con la lavanda dei piedi ai bambini della prima comunione. Poi verrà assistito l’altare della Reposizione nella Cappella di San Nicola. È interessante sottolineare che nel dialetto gissano tale altare viene chiamato “Lu speleche” cioè giardino, quindi un luogo dove la vita sta riprendendo forma grazie alla primavera della Pasqua. Venerdì Santo, sempre alle 18.30, ci sarà l’Azione Liturgica. In questo giorno non si celebra la Santa Messa. La Chiesa celebra solamente l’Azione liturgica della Passione del Signore, composta dalla Liturgia della Parola, dall’Adorazione della croce e dai Riti di Comunione. A seguire la processione con il Cristo Morto e l’Addolorata per le vie del paese. Sabato Santo alle 22.30 inizierà la madre di tutte le veglie cioè quella Pasquale, che ci farà cantare la bellezza della Pasqua”.

Dopo due anni di pandemia, com’è tornare ad un po’ di normalità e riprendere con le nostre festività religiose e tradizionali?

“La pandemia ci ha fatto capire che forme di devozionismo pagano e superstizioso devono essere abbandonate. La Chiesa post-pandemica non può tornare a fare le stesse cose come se nulla fosse accaduto. Il ritornare, se necessario, alle feste religiose e tradizionali deve essere solo per il grande bisogno di ritrasmettere la fede nel nostro tempo e nei nostri luoghi. Per fare questo dobbiamo assolutamente purificare il tutto da una “mafia devota” (il manifesto funebre al vescovo di Nocera) e da una religiosità magica”.

Ci dà una riflessione, un pensiero, sul significato profondo della Pasqua?

“Ci vuole il coraggio della fede, della speranza e della carità per dire oggi: Buona Pasqua. Il cristiano è chiamato a testimoniare la Pace del Risorto tra le macerie della storia. Ne stiamo facendo esperienza nel nostro contesto storico, diviso tra due fronti: quello del Covid e quello della guerra che sta bruciando nei nostri cuori e nelle nostre menti. Anche a noi, come a Maria Maddalena, il Crocefisso – Risorto ci chiede: “perché piangi? chi cerchi?” È l’invito a costruire una nuova storia, a passare dal sepolcro al giardino, dal giardino al cortile. Sì, dobbiamo vivere questi passaggi per non restare intrappolati in un Venerdi Santo eterno oppure restare nel calduccio dei propri riti. Dobbiamo passare ad annunciare la bellezza dell’incontro con il Dio Vivente nei cortili laici del nostro vissuto. La Pasqua ci ricorda che il compito di ogni persona, credente e non credente, è quello di togliere l’altro da ogni forma di sepolcro. Dobbiamo portare Vita ad ogni Vita per compiere quel passaggio fondamentale che va dall’indifferenza all’Amore. Solo così potremmo essere credibili e creduti davanti al Vivente della nostra Vita che oggi Risorge per dirci una volta per tutte che l’ultima parola di Dio su ogni uomo è la Vita e non la morte. Dire Buona Pasqua significa essere responsabili della risurrezione dell’altro. La risurrezione inizia in questa vita per viverla nell’altra”.

Ringraziamo Don Gianluca per la cordialità.

(Foto di Gissi, fonte: wikipedia)

(Foto in copertina concessa da Don Gianluca Bracalante)

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