La notte dei focaracci, come molte altre occasioni in cui il sacro ed il profano trovano un modo tutto loro di mescolarsi, ha visto imporsi per ben 15 anni ad Avezzano una sorta di fermata inedita ed obbligata: quella del campo da rugby. Lì, nelle mani sicure di una squadra che costruisce tradizionalmente i suoi successi sullo spirito del gruppo, centinaia di avezzanesi (in particolar modo ragazzi), hanno trovato la tappa privilegiata della loro notte del 26 Aprile. Ebbene, nell’anno del ritorno della tradizione, Avezzano si troverà improvvisamente priva del suo punto di riferimento princiapale: il Comitato Prima Squadra dell’Avezzano Rugby, rappresentato nell’intervista alla nostra testata da Michele Costantini, non ha potuto infatti organizzare la consueta festa.
“Abbiamo deciso di non fare la festa a causa delle restrizioni Covid: ci sarebbe stata molta gente da noi, e questo era troppo rischioso visto il momento che si vive” ha iniziato, con dispiacere, Costantini. Queste le sue altre parole, per spiegare l’assenza di un evento così sentito: “Abbiamo anche valutato di restringere la dimensione dell’evento e di fare una festa ad invito, ma alla fine abbiamo deciso di evitare perché avrebbe tradito lo spirito iniziale… peraltro, le persone sarebbero venute in automatico al campo da rugby, e l’evento avrebbe preso le misure consuete. Così, dopo 15 anni di organizzazione, in questo 2022 anche noi andremo in giro noi a goderci i vari fuochi in città“.
La difficoltà organizzativa è presto spiegata da Costantini: “Noi facciamo una vera e propria festa, diversa dal focaraccio tradizionale. Non farla per convogliare tutti gli avezzanesi nello stesso posto non avrebbe avuto senso… È un grande rammarico, anche con il Comune di Avezzano abbiamo provato fino alla fine a trovare una soluzione ma ci sono stati problemi con la Prefettura… serviva tanta documentazione, c’era molta burocrazia, così abbiamo deciso di non organizzare l’evento. Un vero peccato: l’anno prima del Covid era stato il quindicesimo di fila, la festa al campo da rugby era ormai diventato un simbolo“.
Un dolore, l’ennesimo, che la pandemia da coronavirus conferisce alla comunità marsicana.
Foto: gentile concessione Michele Costantini.